Gli orti botanici hanno una lunga storia che risale a molti secoli fa e vede come teatro principale del loro sviluppo proprio la penisola italiana. Durante il Medioevo i giardini botanici avevano principalmente scopi legati all’utilizzo pratico delle piante, specialmente per scopi medicinali e culinari. Erano i monaci all’interno dei monasteri che detenevano il monopolio di questi saperi. I monaci erboristi e alchimisti medievali, infatti, conducevano ricerche sui principi attivi delle piante al fine di sviluppare farmaci e rimedi per curare le malattie. Le erbe e le piante venivano catalogate e utilizzate per ottenere rimedi tradizionali – i cosiddetti “semplici” – preparati di erbe medicamentose. I giardini botanici medievali fornivano materiali per la creazione di erbari e manoscritti botanici, ossia raccolte di piante essiccate accompagnate da descrizioni delle loro proprietà medicinali e utilizzate come risorse per medici e farmacisti. Con l’inizio del Rinascimento tutto questo sapere diventa laico, grazie alla nascita delle università e dei primi orti botanici intesi nel senso moderno del termine.
Gli orti botanici più antichi d’Italia
Un grande lascito del Rinascimento è stata la creazione di preziosi orti botanici universitari, che mantenevano il precedente scopo archivistico-farmaceutico di raccolta, catalogazione e studio della botanica, ma ormai non erano accessibili solo ai monaci ed erano scientificamente più strutturati.
Il primo orto botanico moderno è quello fondato da Cosimo De Medici nel 1543 a Pisa, uno dei primi esempi di giardino botanico dedicato principalmente alla ricerca scientifica e all’istruzione, oltre che alla conservazione e alla coltivazione di piante per scopi medicinali e ornamentali. Nel corso dei secoli ha cambiato sede ben due volte e per questo non possiede il primato assoluto di storicità.
L’orto botanico di Padova – nato poco dopo, nel 1545 – è considerato il più antico del mondo, dal momento che mantiene ancora oggi la sua sede rinascimentale. Questo nasceva con funzione didattica per i medici universitari, che potevano così studiare le proprietà medicamentose delle piante. Durante l’Illuminismo fu coinvolto in ricerche botaniche avanzate e nel corso del XIX e del XX secolo ha continuato a espandersi e modernizzarsi. Ha acquisito un ruolo importante nella conservazione della biodiversità vegetale, nella ricerca scientifica e nell’educazione ambientale. Nel 1997, l’Orto Botanico di Padova è stato incluso nell’elenco UNESCO come Patrimonio dell’Umanità quale riconoscimento della sua importanza storica e scientifica.
Ma Pisa e Padova non sono le uniche eccellenze italiane in campo di botanica, basti ricordare che i Medici fondarono, poco dopo quello di Pisa, anche l’orto botanico di Firenze, nel 1545. Merita una menzione l’orto botanico di Napoli d’onore data la sua tormentata storia, a testimonianza di quanto la cura verso le piante officinali ha resistito agli avvenimenti. Nato a inizi ’800 per volere del fratello di Bonaparte, con lo scopo di approfondire le ricerche dell’Università Federico II, l’orto botanico di Napoli supera indenne un tentativo di lottizzazione dei terreni a fine ‘800 e viene bombardato durante la II Guerra mondiale, quando gli Alleati americani vi costruirono perfino un campo da calcio per i soldati. Grande prestigio merita anche l’orto botanico di Palermo, che è protagonista di una storia di salvataggio quanto meno bizzarra. Fondato nel 1779 insieme all’istituzione universitaria, questo giardino venne letteralmente salvato dal suo direttore – Francesco Bruno – nel 1950, quando il nuovo Piano regolatore di Palermo prevedeva lo smembramento del giardino a favore di un nuovo assetto viario. Il direttore Bruno allestì il ritrovamento del portale di una chiesa antica all’interno dell’orto, che permise alla Sovrintendenza Artistica l’applicazione del relativo e inviolabile vincolo che ne proibì il frazionamento.
L’orto botanico di Padova oggi
Dal 1545 a oggi l’orto botanico di Padova ne ha fatta di strada! Se in origine il giardino era composto da svariate specie vegetali – circa 1800 – coltivate a scopo didattico e medicamentoso, successivamente si è espanso includendo la coltivazione di piante esotiche, facilmente reperibili grazie all’espansione commerciale della Repubblica di Venezia. Nel corso dei secoli, l’orto Botanico di Padova è cresciuto notevolmente diventando un importante centro di ricerca botanica ed erboristica. È stato uno dei primi giardini botanici a introdurre la classificazione delle piante secondo il sistema di Carl Linneo nel XVIII secolo. A oggi l’orto include anche grandi serre adibite a diversi scopi. L’ultimo padiglione in vetro a essere inaugurato, nel 2014, è il Giardino della Biodiversità – 1300 tipi di piante – dove è possibile osservare piante di tutto il mondo che crescono rigogliose grazie alla tecnologia di regolazione del clima interno alla serra in base all’origine delle piante. Di recente costruzione è anche il Museo botanico, che include nella sua collezione il cosiddetto Erbario storico, un archivio botanico di 800 mila vegetali tra piante, licheni, alghe e funghi. L’Orto botanico moderno possiede così diverse anime e se in passato prevaleva l’uso pratico erboristico delle piante a scopi medicamentosi, oggi assume anche altre funzioni: quella didattico-scientifica associata all’università, quella turistico-culturale legata alle visite di studenti e visitatori, sia nazionali sia internazionali, e quella storico-artistica degli erbari antichi e di chi li ha realizzati.