“La creatività è l’intelligenza che si diverte” diceva Albert Einstein, esprimendo così il concetto secondo cui la nostra intelligenza può sviluppare diverse modalità di ragionamento, una tra tutte la creatività. L’intelligenza, infatti, non è soltanto quoziente intellettivo, ma ha diverse sfaccettature. Una di queste è il pensiero divergente o laterale, complementare al più conosciuto e utilizzato pensiero convergente o logico. Tra queste due modalità di creare idee e trovare soluzioni non ce n’è una migliore rispetto all’altra.
Cos’è il pensiero divergente
Il pensiero divergente, o laterale, è un modo “fluido” di elaborare idee. Per risolvere uno stesso problema il pensiero laterale trova molteplici soluzioni valide e alternative rispetto a quella univoca elaborata con il pensiero logico o convergente. È un modo di pensare tipico dei bambini, perché spontaneo e innato. Il pensiero divergente appartiene a tutti, ma non siamo allenati a utilizzarlo perché a scuola e negli ambienti didattici è sempre stato privilegiato lo sviluppo del pensiero lineare convergente. Tuttavia, quest’ultimo tipo di insegnamento porta più facilmente all’omologazione, ad avere competenze simili e soluzioni rigide e a mortificare una dote innata – la creatività – che spesso in situazioni aggrovigliate ha trovato soluzioni più soddisfacenti rispetto alla logica.
Bisogna sfatare il mito secondo cui il pensiero laterale avviene grazie all’uso dell’emisfero destro del cervello, mentre l’emisfero sinistro sarebbe la sede del pensiero convergente. In realtà la duttilità di passare dalla logica alla creatività e viceversa dipende dall’utilizzo di tutto l’organo e dall’interconnessione tra i due emisferi. Secondo gli esperti le menti sopraffine utilizzano entrambi i modi di pensare a seconda delle situazioni. Si tratta del cosiddetto pensiero ad albero, ovvero quando le interconnessioni celebrali funzionano come i rami del nostro cervello, visto come un albero.
Gli studi sulla creatività ci dicono che l’essere umano ragiona attraverso reti mentali di associazioni. Queste si dividono principalmente in reti semantiche ripide, ossia governate dalla logica, e reti semantiche piatte, che funzionano per libere associazioni di idee apparentemente senza senso, ma che porteranno a una soluzione innovativa e, perché no, rivoluzionaria! La chiave di tutto sta in come colleghiamo un’idea con l’altra, ma non solo.
Negli ultimi decenni, dopo che gli esperti hanno cominciato a studiare ed evidenziare le potenzialità del pensiero divergente, la didattica ha dato maggiore importanza all’allenamento della creatività, incitando gli studenti non tanto a dare la sola risposta giusta, ma a creare nuove domande, per arrivare a formulare nuove idee. Per fare questo tipo di “allenamento” non è raro essere posti davanti a quesiti come “cosa faresti con un mattone e una penna?”, con lo scopo di andare oltre l’utilizzo logico dell’oggetto proposto. Ad esempio si potrebbe usare un mattone in modo creativo come fermacarte o fermaporta, anziché come mero elemento edilizio. Più proposte ingegnose e “laterali” verranno in mente e più il cervello sarà allenato alla creatività. Per capire a che livello di creatività ci troviamo, consideriamo gli elementi fondanti che misurano il pensiero divergente per come sono stati stabiliti dallo scopritore del pensiero divergente, Joy Paul Guilford:
– La fluidità cioè la quantità di idee prodotte, più sono numerose e meglio stiamo utilizzando la nostra creatività
– La flessibilità come capacità di cambiare facilmente strategie davanti a situazioni che richiedono un approccio diverso
– L’originalità delle idee partorite, come differenti da quelle formulate dalla maggioranza delle persone o dalla comune logica.
Di solito la misurazione del pensiero divergente avviene tramite l’uso di domande a risposta aperta, laddove invece quello convergente è dimostrabile con domande a risposta chiusa.
Come allenare la creatività
Dalla metà del Novecento sono state formulate molte teorie per allenare il pensiero divergente e sviluppare la creatività proprio come fosse un muscolo:
La sinettica, per esempio, è una tecnica sviluppata dallo psicologo William J.J. Gordon che si basa sull’associazione di elementi apparentemente estranei tra loro sfruttando metafore e analogie per metterli in relazione. Sinettica significa letteralmente “unione di elementi diversi” e si basa su due principi: rendere usuale ciò che è estraneo e rendere insolito ciò che è familiare. Non è solo una teoria, ma anche un metodo per allenare il pensiero creativo attraverso molteplici fasi da affrontare in gruppo partendo dall’analisi del problema e attraverso l’utilizzo di analogie (personali, stravolgenti e dirette) con l’oggetto o la situazione protagonista del problema. Ad esempio, è noto il caso del campo di tiro al piattello adiacente al campo da golf. Il problema di questa situazione consisteva nel fatto che i cocci dei piattelli colpiti finivano nel campo da golf impedendo alle falciatrici di tagliare il green. La soluzione al problema è stata trovata grazie a un’analogia personale – “se io fossi un coccio, vorrei sciogliermi al sole e scomparire” – permettendo di arrivare all’idea dei piattelli di ghiaccio, che una volta colpiti, si sarebbero sciolti al sole senza creare problemi sul green.
Risulta evidente come l’obiettivo della Sinettica sia quello di comprendere un determinato problema e soprattutto riuscire a vederlo da un altro punto di vista trovando una soluzione innovativa.
Per avvicinarci al pensiero divergente possiamo usare anche la Tecnica di Scamper – formulata da Bob Eberle e ispirata alla più famosa tecnica di Brainstorming. È composta da 7 fasi, o domande, (che formano l’acronimo Scamper) per permetterci di uscire dagli schemi del pensiero logico e lasciare il cervello libero di pensare, ma guidato da questa tecnica. È un metodo che nasce per migliorare il design degli oggetti, ma si può applicare anche alle situazioni irrisolte. Le 7 fasi consistono in:
Sostituire un elemento della situazione o dell’oggetto con qualcosa di più efficace, Combinare più elementi od oggetti tra loro, ad esempio i fazzoletti di carta con il sapone creerebbero le salviette igienizzanti
Adattare l’oggetto a una situazione diversa
Modificare l’oggetto o la situazione
Pensare a un altro uso
Eliminare quello che riteniamo superfluo
Riformulare inteso come inversione delle idee, come inversione del funzionamento se si tratta di un oggetto, come inversione di un processo se si tratta di una situazione.
Coltivare la nostra creatività significa anche avere uno stato d’animo sereno, bassi livelli di stress e un atteggiamento propositivo alla vita. C’è chi trova più facile immergersi nel pensiero divergente e trovare idee creative durante una passeggiata nella natura, mentre parla al telefono scarabocchiando sul taccuino o intanto che sorseggia una tisana. Sembra, insomma, che la mente abbia bisogno di fluttuare libera e senza vincoli o scadenze di tipo pratico.